Corso genitori

Il corso è indirizzato a genitori con figli dai 3-4 anni in su.

Durata: 4 incontri, il primo di 2 ore i restanti da 1 ora ciascuno (1 teorico e 3 pratici). Parte teorica: la socialità dei ragazzi ai nostri giorni, il problema dell’identità. Parte pratica: nuove relazioni e nuove prospettive educative; promuovere cambiamenti; strategie comunicative.

È indubbio che il mondo in cui vivono i nostri figli è fatto di altre cose rispetto alla nostra infanzia. Gli strumenti tecnologici hanno cambiato la percezione, creato contesti e cambiato i modi stessi di relazionarsi.. Quindi, oggi, per educare è necessario conoscere il mondo e il senso dell’esistere del proprio figlio. 

Il bambino o il ragazzo che si fa strada nella realtà contemporanea scopre che il mondo e le sue relazioni, il proprio modo di essere ed esistere, vanno ‘costruiti’ e, sebbene egli abbia una vaga idea di che cosa fare, “deve lavorarci seriamente su”. Immaginate una società con un tempo lento, in cui le persone e i bambini non sono sottoposti a pressioni. Un bambino ha tempo di digerire le impressioni del mondo, modificarle, adattarle, farle evolvere. Probabilmente non si pone molte domande, tutto è chiaro, gli adulti non gli chiedono nulla, non gli fanno troppe domande, gli chiedono implicitamente solo di osservare e di esistere, quasi ‘naturalmente’. In questa società le tradizioni, le famiglie, il vivere sono così ben connotati, stabili, lineari che il bambino non si chiede chi essere nel mondo, gli basta ‘somigliare’ a ciò che vede. E ciò che vede sono delle appartenenze chiare, e l’identità, cioè il somigliare a qualcosa, gli è data dall’appartenere alla realtà che vede. 

Nel mondo contemporaneo, nel mondo fatto di comunicazioni veloci, globalizzate, di società sovrapposte, di caotici e magari interessanti “meltin’ pot”, di miti umanizzati in serie tv, della comunicazione social a portata di tutti, di smart working e di realtà digitali e avatar (spero di avervi impressionato) i nostri figli hanno un’altra realtà davanti ai loro occhi e un compito esistenziale: che cosa devo fare per esistere, per inserirmi in questo mondo, in breve, per avere un’identità? Da qui scaturisce un atteggiamento nuovo fatto di continue domande di autonomia e sfide che il mondo adulto liquida con frasi: “mio figlio? È nella sua fase oppositiva, non obbedisce più a nessuno…” Il genitore, allora, si trova di fronte a tre problemi: il primo, ha strumenti datati per risolvere i problemi e le difficoltà relazionali con i propri figli. Il secondo, alcune idee su come educare riguardano norme, atteggiamenti che nel frattempo sono ‘passate di moda’ e che le nuove generazioni non comprendono (obbedire e perché?). Infine, il genitore, preso dalle difficoltà di non riuscire ad ottenere obbedienza dal figlio, finisce con l’insistere con la sua visione delle cose, delle regole (seppur ‘giuste e logiche’) e dei metodi che conosce provocando, inaspettatamente, una rottura comunicativa col figlio.