L’ultima notte della scuola

Estratto da, La Didattica a distanza tra presente e futuro, a cura di Marco Masoni, Edizioni Fabbrica dei Segni, 2022, Milano – ISBN: 9788832862041

La didattica digitale è al momento il nuovo cruccio della scuola e delle case editrici che pubblicano libri per la scuola. La scuola è preoccupata di essere al passo con i tempi, qualcuno ha affermato che il mondo digitale e le nuove tecnologie sono essenziali per il mondo futuro. Le case editrici, in questi anni, si sono preoccupate di capire che cosa ne sarebbe stato dei loro comparti scuola, dopo questa ventata innovatrice, per cui hanno armato i loro siti con piattaforme cariche di ‘novità digitali’, hanno promosso corsi di aggiornamento gratuiti per insegnanti, hanno digitalizzato molti libri (del tutto identici al formato cartaceo, forse per essere ancora cauti), e come sempre fanno girare i loro rappresentanti per sondare il terreno, per capire l’umore della situazione e in definita il loro futuro commerciale.

In questi giorni recenti di improvvisazione, a causa del fermo globale imposto dalla pandemia del virus, insegnanti, dirigenti scolastici, alunni e famiglie hanno vissuto diversi momenti smarrimento, riflessione, vuoto di senso e poi… Didattica digitale. Quindi corse frenetiche dei coordinatori di classe a creare chat su whatsapp per ciascuna classe, a studiare l’orario settimanale, e l’animatore digitale a cercare l’applicazione migliore per poter effettuare la connessione con i ragazzi. Stabilite le norme di privacy, fatta qualche circolare (per formalizzare il tutto), la ‘nuova didattica’ è partita.

In generale, per le scuole che sono riuscite ad organizzarsi (ce n’erano già di organizzate, soprattutto le scuole secondarie di secondo grado), la cosa ha funzionato, soprattutto all’inizio. In effetti, la didattica digitale ha ricreato stabilità, ha riproposto il modello scuola – sebbene attraverso il video e la connessione virtuale -, ha tranquillizzato i genitori e anche una quota di alunni, se non altro quelli delle scuole medie, i più giovani, quelli ancora non del tutto disincantati dalla scuola. Le famiglie hanno chiesto subito un bel volume di compiti (per poi ritrattare, vista la pronta risposta degli insegnanti), i dirigenti hanno promulgato “editti” sulle modalità di valutazione (accidenti!) e la scuola, insomma, è ripartita. Ora, fin qui sembra che tutto questo fare sia “giusto”, rientri nella logica, nel buon senso e, francamente, insomma, la scuola deve andare avanti, stava andando tutto avanti, perché fermarsi? Tuttavia, nell’osservare dall’esterno questo sforzo notevole e logico, emergono alcune contraddizioni, non nuove in questi anni, che interessano il senso della scuola in generale, la didattica, il gruppo classe, i contenuti… Tutto il mondo scuola.

Le discussioni sui problemi della scuola, cioè sulla sua validità attuale, che riguardano le difficoltà educative, la tenuta evanescente del gruppo classe, i contenuti ‘poco affascinanti’, le tecniche e gli stili educativi degli insegnanti ecc., ormai proliferano e nonostante qualche sguardo disincantato e nuovo, non sembrano scuotere il suo impianto dalle fondamenta. Ci sono teorie interessanti, concezioni nuove, che potrebbero risolvere tante difficoltà attuali, ma che penetrano talmente lentamente nel tessuto della scuola dove poi, sottoposte al vaglio della didattica e della pedagogia di massima, finiscono per essere accordate al ‘vecchio’ perdendo qualsiasi vitalità.

Ad ogni modo, tutta questa storia recente, ha creato un ‘momento di sospensione’ che potrebbe consentirci di guardare meglio il fenomeno scuola e qualche contraddizione, soprattutto potrebbe chiarirci se ancora la scuola serva o più in generale se serva insegnare, per lo meno nel senso classico, cioè scolastico, il senso dell’insegnare a scuola degli ultimi cento anni. Dunque, partiamo dalla didattica digitale, guardiamo l’insegnamento a scuola e poi chiediamoci se ha ancora senso, digitale o non digitale. 

In verità, in questi giorni recenti, la didattica digitale ha messo in risalto qualcosa che sapevamo già. La trasmissione del sapere segue sempre le stesse modalità, l’insegnate infonde nella mente ‘vuota e calma’, cioè libera da pensieri ed emozioni sul mondo che lo circonda, dello studente un sapere onnisciente che egli dovrebbe assorbire in modo critico, ma quel tanto che basta per essere d’accordo con l’insegnante e il ‘pensiero scuola’. Si sono sentite lamentele di insegnanti che sollecitavano alcuni alunni a non oscurare il video durante le lezioni, a fare i compiti e seguire le consegne, a stare ordinati davanti allo schermo […].

Aldo Strisciullo

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